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Il caricaturista Alberto Isaac presentò in una breve striscia la
seguente sroria: in una prima vignetta si vedeva Luis Buñuel
che arrivava in Spagna e veniva ricevuto con tutti gli onori
dal capo di stato, il dittatore Francisco Franco; nella seconda,
Buñuel porgeva un regalo al «Generalissimo», mentre al di là
dell'oceano un esule repubblicano gridava: «Muoia Buñuel, il
prevaricatore Buñuel!»; nella terza, il pacchetto esplodeva fra
le mani di Franco, con gran sbalordimento dell'esule.
L'umorista riassumeva con spirito il magnifico scandalo che
travolse il regime franchista (proprio mentre cercava di accreditare
una propria immagine più liberale) all'uscita di Viridiana,
un film nel quale quasi tutti persero quanto vi avevano
investito, sul piano economico, professionale e politico,
con gloriosa eccezione della storia del cinema. Viridiana appare
infatti, oggi, come un vero e proprio repertorio dei tratti
che riconosciamo tipici di Buñuel e, allo stesso tempo,
un'opera il cui carattere autoctono non va a detrimento dell'universalità. Questo è esattamente ciò che nella nostra cultura
viene definito con l'appellativo di «classico».
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