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Arrebato è soprattutto il racconto di un viaggio e di un apprendistat, un Bildungsroman molto particolare che esige non che si guardi più a lungo, ma uno sguardo più profondo o, meglio ancora, una dissociazione dalla ragione. E qui nasce il primo e brutale paradosso: il racconto di Pedro sembra rispondere a una enigmatica strategia minuziosamente calcolata, a un processo di iniziazione le cui chiavi - e qui si insinua l'inquietudine - restano segrete anche per lui. Il viaggio è in realtà sorprendentemente condiviso: due viaggi si incrociano, due avventure si sovrappongono con appena un leggero anticipo di una sull'altra; ma soprattutto due deliri si scontrano sulla superficie del racconto: una voce addolorata, alcuni singhiozzi di cui è impossibile conoscere la causa, e uno sguardo attratto da questo crescente dolore che sa di abisso. E, poco a poco, questi lamenti e questa voce lacerata si confonderanno e si trasformeranno in convulsioni di José. Ciò è determinante, dato che l'unico punto di avvio è un punto cieco, un'intima comunione irrazionale che nasce dall'incontro della voce rotta di Pedro e l'abisso che si apre agli occhi di José.
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