|
Un semisse d'epoca repubblicana, rinvenuto probabilmente a Jaén (Andalusia), è di particolare interesse storico perché fu coniato su una moneta cartaginese, come si evince dalle evidenti tracce della prima battitura, ovvero un cavallo rispettivamente l'effige della dea Tanit. Per quanto raro, il fenomeno della riconiazione di monete straniere è ben attestato presso i Cartaginesi, come dimostra un mezzo siclo siculo-punico ribattuto su di un denaro romano rinvenuto a Enna. Al contrario, non si hanno notizie di pratiche simili di riutilizzo di coni al-trui da parte di Roma. Pertanto, la possibilità che nel caso del semisse in questione si tratti di un'imitazione ispanica non viene scartata a priori dall'autore. Tuttavia viene presa in con-siderazione maggiore l'ipotesi che si tratti di un conio ufficiale. Particolare attenzione viene in tal senso data al contesto storico in cui la moneta fu ribattuta, ovvero la seconda guerra punica. Tale periodo, caratterizzato da generale macanza di liquidità, avrebbe favorito il ricorso alla pratica poco ortodossa della riconiazione a livello locale e da parte dello stesso esercito Romano col tacito consenso dell'amministrazione centrale. Tra gli argomenti recati a favore della nuova ipotesi si sottolinea il carattere per così dire pratico della moneta in bronzo, più adatta alla circolazione che alla tesaurizzazione. Infine, si pone l'accento sulle similitudini metrologiche tra semisse e mezzo siclo che rendevano superflua una fusione dei coni stranieri al fine di ricavarne metallo per battere moneta propria: nel contesto degli scambi quotidiani al dettaglio le differenze minime di peso erano con ogni probabilità trascurabili, considerate sia il materiale che la situazione economica non florida legata agli eventi bellici.
|